Cheo Nam Seon: Le mani sulla dichiarazione d’indipendenza.

Partendo dall’articolo che scrissi l’anno scorso in questo giorno così importante per i coreani e per la storia della Corea tutta, vorrei continuare il percorso iniziato all’ora e focalizzarmi sui volti e sulle menti che presero parte al movimento del 1 marzo. La storia è certamente scritta, ma come dico sempre chi la scrive sono le persone e da grande amante delle biografie mi ritrovo spessissimo a ricercare nomi e notizie, con non poche difficoltà perché purtroppo le fonti per quanto riguarda la storia coreana non sono di facile reperibilità da questa parte del mondo.

Vi invito a leggere “Manse”, https://hyangaksoul.com/2020/03/01/manse/ l’articolo dello scorso anno, per approfondire i fatti e il contesto storico in cui il movimento indipendentista coreano vide la luce e su come la rivolta che voleva essere rumorosa, ma non violenta venne in realtà repressa nel sangue.

Suh Se Ok. The March 1st independent movement

Alla base del movimento del 1 marzo 1919, c’era la volontà di divulgare la dichiarazione d’indipendenza, pensata e voluta da una trentina di rappresentati tra intellettuali, religiosi, editori e artisti che crearono il movimento indipendentista coreano per denunciare la repressione del colonialismo giapponese. Volontà ancora più forte dopo la morte dell’ultimo Re coreano, Re Gojong, che alimentò la rivolta (trovate approfondimento nell’altro articolo). Riuniti segretamente in un ristorante nel distretto di Jongno di Seoul, decisero che fosse giunto il momento di dichiarare ufficialmente che la Corea non avrebbe più avuto intenzione di sottostare all’invasore, il cui scopo era quello di neutralizzare l’identità del popolo coreano.

le menti furono chiaramente molte, ma di chi fu la mano alla quale viene riconosciuta la stesura della dichiarazione d’indipendenza?

Il suo nome è Choe Nam Seon e racchiudere la sua figura in un unico titolo è impossibile se non sbagliato. Fu pioniere in molti ambiti, grandissimo studioso, un pensatore, storico della Corea classica, un letterato illuminato conosciuto per essere il primo poeta coreano moderno del XX secolo, ma soprattutto un patriota.

Nato nel 1890 in una famiglia aristocratica, cresce e studia a Seoul. Nel 1904 viene mandato dalla famiglia a studiare a Tokyo dove dimostra già il suo temperamento venendo espulso dalla scuola dopo aver organizzato una rivolta tra gli studenti coreani in seguito al trattato di Eulsa, che faceva della Corea un protettorato giapponese. Tornerà un seconda volta a Tokyo nel 1906 per proseguire gli studi e avrà modo di farsi una sua visione di società e modernizzazione soprattutto alla luce delle riforme conosciute come il “Rinnovamento Meiji” che lo porterà al rientro in Corea a partecipare attivamente al movimento illuminista patriottico.

Tramite le sue poesie e diverse pubblicazioni su riviste cerca di promuovere la letteratura coreana e allargare lo sguardo soprattutto dei giovani coreani, di illuminarli, per far si che prendano coscienza della loro situazione nelle mani dell’imperialismo giapponese. Il suo scopo primario è quello di delineare e difendere l’identità coreana in un momento storico in cui la si voleva distruggere. Proprio in questo periodo è lui a dare il nome “Hangul” all’alfabeto coreano praticamente bandito e approfondisce i suoi studi sulla storia antica e i miti di fondazione, proprio per rafforzare l’identità nazionale. Entra in contatto con altri patrioti come Sung Jin U, Choe Rin e soprattutto Kim Song su all’epoca fondatore del giornale Dong Ilbo e finanziatore del movimento indipendentista, al quale proprio Choe Nam Seon si unisce diventando uno dei pensatori e coordinatori del movimento del 1 marzo.

Choi Dae Sub. Declaration of independence by national representatives.

Decidono di riunire una trentina di persone per rappresentare il popolo e delineare lo scopo del movimento e della dichiarazione d’indipendenza. Tramite articoli e volantini istruire la popolazione, anche fuori dai confini di Seoul e il 1 Marzo dare vita alla rivolta rumorosa, ma non violenta, distribuire la dichiarazione che sarebbe stata letta ad alta voce al parco Tapgol da moltissime persone tra cui molti studenti.

Tapgol Park. Jongno district Seoul

La folla si riversa tra le strade come un fiume in piena, con in mano la Tegukgi ( la vietatissima bandiera coreana) e al grido di 대한독립 만세! ” lunga vita all’indipendenza della Corea!”

Il resto lo conosciamo bene, la repressione da parte dell’esercito giapponese è feroce, totale e soprattutto armata. Nelle settimane a seguire migliaia di persone vengono uccise negli scontri. Chiunque sospettato di aver partecipato al movimento arrestato e torturato in quanto traditore e questa è la sorte anche di Cheo Nam Seon condannato a 3 anni di prigione.

Finiti i tumulti e messo a tacere il movimento del 1 marzo, tra gli anni ’20 e ’30 comincia a viaggiare lungo tutta la penisola per continuare i suoi studi e mettere insieme ancora una volta lo spirito della nazione che divulgava tramite i suoi scritti, continuando a contrastare l’intento dell’impero giapponese di uniformare la cultura coreana a quella del Giappone e sostenendo a piena voce il concetto di verità perché:

” la verità rende liberi”.

“L’era moderna è l’era del potere in cui i potenti sopravvivono mentre i deboli periscono. Questa competizione continua fino alla morte. Ma perché? Perché la lotta per essere un vincitore e un sopravvissuto non finisce mai. Ma come? È una competizione di intelligenza, forma fisica, potere materiale, potere economico, potere dell’idea e della fiducia e del potere organizzativo.

Cheo Nam Seon

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